Quanti provando a scattare qualche ritratto si sono chiesti come mai gli scatti eseguiti non sono all’altezza delle proprie attese?
Quanti rimangono insoddisfatti dei propri risultati proprio perchè manca quella luce particolare che rende dolce e gradevole un ritratto?
Molto spesso la risposta non è causata da cattive inquadrature o da scelte della coppia valore (tempi/diaframi) errata… Il colpevole in questi casi è la qualità della luce!
La luce non è sempre uguale
La luce che incide su di un viso o su un qualsiasi oggetto infatti ha delle caratteristiche particolari e volendo riassumere potremmo definire due tipi di luce… Luce diretta e luce riflessa.
La luce diretta colpisce l’oggetto direttamente senza avere nesun tipo di riflessione. Pertanto è direttamente influenzata dalla tipologia dell’oggetto che la emette (una lampadina ad incandescenza, un neon, una lampadina a risparmio elettrico, un flash, il sole, ecc…); dalle dimensioni, dalla potenza e dalla temperatura colore che ha.
- La potenza è abbastanza intuibile cosa comporta. Per adattarci ad essa bisogna semplicemente impostare la coppia valori che meglio bilancia i suoi effetti,in modo da non avere bianchi bruciati e neri poco intelleggibili. In questo caso è l’esposimetro a salvarci quando ci dice quanta luce c’è nella scena indicandoci il il corretto punto di esposizione. Imparando a gestirne bene le caratteristiche si potranno sfuttare anche i difetti! E’ possbile infatti usare le tecniche di hi-key o di Low-key dove nel primo caso avremo una scena generalmente sovraesposta e con le parti correttamente esposte che ssaltano immediatamente alla vista, mentre nel secondo caso avremo una scena leggermente sottoesposta per avere neri molto profondi che generano un forte stacco con quelli correttemente illuminati.
- Le dimensioni sono invece fondamentali per la qualità delle ombre e per gli spot puntiformi che si formano sulla superficie del soggetto… Usando una luce puntiforme le ombre risultanti saranno estremamente “secche”, ovvero i bordi tra la parte illuminata e quella in ombra saranno molto nitidi. Inoltre se la superficie non è opaca si formeranno degli elementi di luce puntiforme che potrebbero risultare sgradevoli (al contrario se l’effetto invece è ricercato l’effetto può essere estremamente efficace). Se invece si usa una luce di grandi dimensioni (per esempio una luce prodotta da un tubo al neon) le ombre risulteranno più “morbide” e il confine tra luce ed ombra sarà molto meno marcato generando una serie di sfumature. Nel caso della luce al Neon poi c’è da dire che la luce al prodotta dai tubi fluorescenti (che sono di dimensioni maggiori solo lungo un asse) è molto particolare per è in grado di generare ombre secche e ombre morbide in base all’orientamento del tubo stesso…
L’uso di luci puntiformi tende a render maggior visibili i difetti della pelle e ad accentuare parecchio i lineamenti proprio per la presenza di ombre dure e di spot molto chiari. Utilizzando una luce di maggiori dimensionisia gli spot che le ombre si ammorbidiscono rendendo molto meno visibili tutte le imperfezioni. Con una luce dura anche la modella con la pelle più vellutata potrebbe risultare meno “liscia”… In certi casi se si vuole comunque mantenere una luce dura si può intervenire con del trucco…
Più avanti in questo articolo tornerò su questo argomento e su come creare una luce di grandi dimensioni. - La temperatura colore invece indica qual’è la dominante di colore che ha una data luce, aiutandoci poi a bilanciarne gli effetti. Quante volte dopo uno scatto fatto in un appartamento ci ritroviamo con le fotografie completamente gialline o addirittura arancioni?!? Qui interviene il bilanciamento del bianco! Quando si usavano le pellicole era tutto molto più complesso. Per impostare la corretta temperatura del colore di una luce era necessario acquistare una pellicola impostata per la corretta temperatura (Daylight o per interni) oppure usare dei filtri colorati (filtri di conversione) che andassero a controbilanciare gli effetti della luce. Con la fotocamera digitale le cose si son fatte molto più semplici ed è possibile andare a modificare la gestione delle dominanti variando appunto le impostazioni del bilanciamento del bianco.
La luce riflessa invece è quella che arriva sulla superficie del soggetto passando prima attraverso una riflessione o attraverso una traslucenza (passatemi il termine)…
E’ la luce generata dalla riflessione dei muri o dagli oggetti che popolano la scena, dalle tende di un appartamento o da opportuni diffusori che vengono appunto usati in ambiente foto/cinematografico… Ovviamente anche in questo caso si risponde alle tre caratteristiche sopra citate, ma va considerato che in questo caso la luce avrà sempre una potenza inferiore rispetto a quella generata dalla stessa fonte e nella maggiornaza dei casi le dimensioni saranno maggiori. Nota particolare va alla temperatura colore… Quella è direttamente proporzionale alla densità del colore dell’oggetto riflettente… Se avete un muro verde per esempio non ci si può attendere una dominante blu o rossa… L’oggetto illuminato tenderà al verdino…
Se si vuole realizzare un ritratto tipicamente “Fashion” con ombre morbide la soluzione è quella di utilizzare luci di grandi dimensioni… Ma come si trovano queste luci? Semplice!
Esistono prodotti in commercio che possono dare effetti molto differenti tra loro, ma che hanno la caratteristica di ammorbidire la luce… Fra questi troviamo i softbox, gli octabox, i beauty dishes, gli ombrellini riflettenti e quelli traslucidi… Ognuno di questi può essere accoppiato a luci alogene, neon o flash…
Se non si hanno grandissime possibilità economiche ci si può ingegnare autocostuendoli oppure utilizzando qualche piccolo accorgimento… Tutti disponiamo di una finestra e di una tenda… La luce del sole che filtra attraverso la tenda tenderà a perdere la sua natura puntiforme (il sole è gigantesco, ma la sua distanza lo rende quasi puntiforme ai nostri occhi) generando ombre morbide… Ci si può a questo punto autocostruire una struttura in legno su cui fissare un pezzo di stoffa traslucida e posizionarla in modo tale da filtrare la luce rendendola più morbida…
A questo punto penso di aver messo abbastanza carne al fuoco e dopo una piccola considerazione vi lascerei riflettere su quello che ho scritto con la speranza che proviate e vi divertiate a fare qualche scatto cercando di capire meglo gli effetti della qualità della luce.
Saper gestire bene la luce diventa una parte importante nella composizione di una scena! Molti infatti pensano che una volta che si ha la padronana della fotocamera si è a posto… Nel 90% dei casi può bastare! Fino a quando si vuole realizzare con cura un ritratto. In questo caso riteno che la gestione delle luci sia fondamentale. Esistono molti artisti che sanno dosare alla perfezione ogni ingrediente di questa “zuppa” di luce creando immagini di fortissimo impatto emotivo(usando nella stessa scena luci morbide e dure o con temperature differenti). Quindi non dobbiamo scoraggiarci se l’effetto non sarà subito come ce lo immaginavamo! Bisogna sperimentare più che si può! Quindi… Buoni scatti!!!
Esempio 1
In questo caso si puo’ notare come le luci siano abbastana dure. Le ombre sono piuttosto nette e la presenza dello spot sulla fronte tende a distrarre l’occhio. L’ombra di un oggetto fuori dall’inquadratura entra prepotentemente segnando una linea di demarcazione molto netta. Anche il viso stesso proietta un’ombra con contorni piuttosto “secchi”. Con una luce di dimensioni maggiori (un softbox) rispetto a quella puntiforme (un faretto alogeno) la fotografia sarebbe stata molto più gradevole.
Osservando gli occhi della modella si può notare la natura quasi puntiforme delle luci in gioco.
Esempio 2
Qui si è fatto uso di una luce Flash (un normalissimo speedlight) montata dietro ad un softbox da 60X60 cm. Una configurazione di questo tipo ha prodotto ombre meno nette e precise. Si può notare che anche gli spot son molto meno invasivi. Lo scatto risulta meglio composto e la morbidezza della luce contribuisce in modo notevole ad esaltare l’atmosfera di dolcezza. Usando una luce puntiforme si sarebbero create delle ombre fastidiose che avrebbero potuto entrare in contrasto con la dolcezza dello scatto.
In questo caso osservando i riflessi negli occhi salta subito alla vista la natura non puntiforme della luce utilizzata.
Esempio 3
Anche in questo scatto si può vedere come l’uso di un softbox da 60X60 cm abbia contribuito a creare una scena molto più morbida e calda. Rispetto allo scatto precedente il softbox è stato avvicinato. La maggiore diffusione della luce dovuta alla maggior di luce rispetto al soggetto crea meno contrasti tra le aree molto illuminate e quelle in ombra permettendo alla macchina fotografica di registrare maggiori informazioni.
Anche in questo caso gli spots sono meno invasivi e rendono tutto molto più leggero e gradevole alla vista.
Spot meno marcati ed ombre più morbide permettono di mascherare le micro imperfezioni della pella.
Esempio 4
Cosa fare quando non si ha a disposizione un softbox o un ombrellino per diffondere la luce?! Ebbene ci si può ingegnare.
In questo scatto è stata sfruttata tutta una parete come se fosse un pannello riflettente. Si monta il Flash sulla slitta della fotocamera digitale (lo si può usare anche staccato, ma l’importante è che punti direttamente contro la parete che deve proiettare la luce sul soggetto)e lo si orienta in modo che il fascio di luce colpisca il muro e non il soggetto. In questo modo la parete (meglio se bianca!) si comporterà come un grande softbox. Si nota bene che le ombre sono molto morbide e che anche lo spot sopra il sopraciglio destro non è invasivo.
La difficoltà ad utilizzare una superficie riflettente sta nel riuscire a bilanciare la temperatura colore della luce e soprattutto tutti gli eventuali rimbalzi che vanno a schiarire tutte le ombre in gioco.